La stimolazione cognitiva è un allenamento delle funzioni cognitive quali la memoria, l’attenzione, la capacità di pianificare, la capacità di trovare strategie e di risolvere problemi, il ragionamento logico, ecc…
È importante in alcune situazioni perché il cervello, così come i muscoli, se non lavora si indebolisce!
Il training consiste in esercizi, proposti in forma orale, tramite carta e matita o programmi informatici. L’attività ha una veste ludica e può essere, quindi, vissuta come un piacevole passatempo che impegna la mente divertendosi, sfidando se stessi e gli altri a raggiungere nuovi obiettivi; può essere condotta in seduta individuale ma è preferibile in gruppo, poiché il gruppo consente di aumentare il valore ludico, la motivazione e l’impegno.
La stimolazione cognitiva è efficace grazie alla cosiddetta plasticità neuronale, cioè la capacità dei neuroni, le cellule che costituiscono il cervello, di creare o eliminare connessioni tra di loro, modificando la struttura e la funzionalità del cervello: questo processo viene influenzato dalle esperienze a dagli apprendimenti. Ma se i neuroni non vengono utilizzati e non creano connessioni con altri neuroni possono morire. Stimolare le funzioni cognitive è, quindi, indispensabile per mantenerle attive, a tutte le età. I neuroni, tuttavia, possono morire anche in seguito a traumi o patologie; in questi casi la plasticità neuronale consente al cervello di riorganizzarsi per ripristinare funzioni compromesse o per apprendere strategie alternative; tale riorganizzazione avviene stimolando le funzioni cognitive.
Come diceva la celebre neuroscienziata Rita Levi Montalcini, venuta a mancare nel 2012 (all’età di 103 anni nel pieno delle sue facoltà intellettive!):
“Mantieni il tuo cervello vitale, attivo, fallo funzionare e non degenererà mai.”
“Il cervello: se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare.”
(Rita Levi Montalcini)
La stimolazione cognitiva nella clinica con il paziente anziano
Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia della stimolazione cognitiva nel rallentare il decadimento cognitivo in persone anziane e in particolare nelle persone affette da malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, Demenza vascolare,…) che compromettono le funzioni cognitive quali memoria, attenzione, funzioni esecutive, ecc… Allo stato attuale non c’è cura per queste malattie, ma si può rallentare il processo di decadimento e mantenere più a lungo le autonomie personali tramite uno stile di vita sano e tenendo in allenamento la mente con attività come quelle che vengono proposte nel brain training.
La stimolazione cognitiva nella clinica in età evolutiva
In età evolutiva la stimolazione cognitiva è utile prevalentemente per i bambini con disabilità intellettiva lieve o per quelli con un profilo cognitivo “borderline”, cioè che è inferiore alla norma ma che non rientra nella fascia della disabilità intellettiva. In tali soggetti il training serve a migliorare le prestazioni aumentando la capacità di ragionamento logico di tipo deduttivo ed induttivo, la capacità di astrazione, l’attenzione, le funzioni esecutive e la memoria; il bambino può quindi diventare più efficace nello studio, migliorare l’apprendimento, diventare più autonomo faticando meno e, di conseguenza, aumentare il proprio livello di autostima e di benessere.
La stimolazione cognitiva come allenamento di funzioni non compromesse
In questi casi il training serve a potenziare le funzioni cognitive o anche semplicemente a mantenerle efficienti. Può essere utile a tutte le persone che svolgono un lavoro intellettuale o ruoli di responsabilità e vogliono migliorare la propria efficienza. Coloro, invece, che svolgono un lavoro manuale o che sono usciti dal mondo del lavoro, possono mantenere in allenamento le proprie facoltà per prevenirne il decadimento.